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Giorgio Albertazzi
Programma

AMLETO ED ALTRE STORIE

By Ven 9 Ottobre 2020 No Comments

“Amleto e altre storie” è un viaggio nell’inconscio. Nell’inconscio di un grande drammaturgo e di un grande attore. E’ un viaggio nel buio assoluto, nel vento, nel fuoco, nella pioggia, nel tempo, un viaggio fatto di languori notturni, ansie divoranti, trasalimenti, notti insonni, sorrisi, leggerezza, onestà, rigore assoluto, esperienza, squarci improvvisi di luce e di speranza ed ancora buio.
Per fare teatro si rischia la vita, soprattutto in questi tempi.
William Shakespeare è testimone instancabile di un mondo che non c’è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza espressiva, serietà,
competenza e valori indiscutibili.
Nella stanza dell’immaginario del grande poeta ci si può anche smarrire. Là ci sono pochi oggetti, lo spazio è denso, percorso da sussurri e voci
dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno,
si batte per la verità, cade in deliquio, trema, sviene per un istante e in quell’istante elabora universi, sogna l’infinito e tenta di decifrarne la
grammatica. Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata nell’inconscio dei suoi interpreti.
I suoi non sono “personaggi” ma “linguaggi”, determinati da un invisibile artefice.
Nel nostro spettacolo il grande attore, novello Burbage, entra in questa scrittura, la scardina, passa da una vita all’altra, da un’età all’altra, da un
sogno all’altro, ricercandone incessantemente la consistenza.
In questa realtà artificiale, instabile, insicura, incontra Amleto, Riccardo III, Lear, il grande Cesare, Antonio e Cleopatra, entra nella loro pelle,
parla con le loro voci, se ne va d’improvviso e lascia il loro guscio vuoto sulla scena. Il grande attore si addormenta sul libro e sogna, “vanisce”,
trasfigura ed accede a mondi proibiti: è lui l’ultimo guardiano, l’ angelo folle e malato che passeggia nel giardino della memoria vaneggiando
ancora di poesia, dolcezza, onore e umanità.
Questo viaggiatore dell’illusione e del sogno parla una lingua di cristallo, si misura con ogni possibile realtà,ogni forma di tradimento e,come dal
fondo di un pozzo, si affanna a parlare a tutti gli uomini ancora“vivi”, tramite versi che ci parlano delle paure di un vecchio, degli incubi notturni
di un Re lasciato solo dalle figlie, delle notti d’amore di una Regina, degli affanni di un giovane principe, dei pensieri di un grande condottiero….
La stanza che ospita quest’uomo e le ombre che lo accompagnano ha grandi pareti di fumo che soffrono dell’instabilità propria dei sogni e
quindi mutano continuamente. E’ una sala teatrale in abbandono, colma di oggetti e segni di età passate, di storie dimenticate, di rappresentazioni
finite: un luogo che non interessa più a nessuno.
In questo teatro, sospeso sul filo dell’orizzonte, accadono eventi indecifrabili, meravigliosi, densi di passione ed emotività, eventi irripetibili e luminosi.
Il talento del grande attore svanisce. Nemmeno lui sa ciò che fa e che farà. Qualcuno parla in lui, qualcuno lo guida, qualcuno agisce. A lui non resta
che assistere stupito a quel che gli accade. Non può certo permettersi di “recitare”. Oggi deve essere testimone e portavoce di una possibile
“verità”, deve essere continuamente attraversato, scosso, da messaggi di cui lui stesso ignora l’origine, messaggi che giungono da lontano, da altri
tempi e da altri universi. Proprio perché è “strumento divino”, proprio perché dialoga con gli angeli, il grande attore non deve solo divertirci (divertere
= distrarre da), ma ha la possibilità di aiutarci a ritrovare la nostra grazia perduta, la nostra innocenza, a lungo vagheggiata e rimpianta,
cancellata inesorabilmente dal cinismo e dalla superficialità della nostra vita quotidiana.
Daniele Salvo

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