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JEZABEL

By Mar 1 Giugno 2021 No Comments

SANT’ANGELO ROMANO (RM)

Quando fa il suo ingresso nell’aula di tribunale in cui sarà giudicata per l’omicidio del suo giovanissimo amante, Gladys Eysenach viene accolta dai mormorii del pubblico sovreccitato e impaziente. È ancora molto bella, il tempo sembra averla “sfiorata come a malincuore, con mano cauta e gentile” e le donne presenti nell’aula sussurrano con invidia i nomi dei suoi innumerevoli amanti.  La condanna sarà lieve, ma – qual è il vero movente dell’omicidio? Qual è la verità – quella verità che Gladys Eysenach ha cercato ad ogni costo di occultare, rifiutandosi di rispondere alle domande, ma dichiarandosi senza mezzi termini colpevole e supplicando i giudici di infliggerle la pena che merita?  Quella verità che sotto la veletta nera sembra consumarla, rendendola così simile a Jezabel, l’ombra inquieta dell’Athalie di Racine?

Capace come pochi altri scrittori di scavare nel cuore femminile con implacabile, chirurgica precisione, Irène Némirovsky ci svela a poco a poco il segreto di questa donna che ha desiderato più di ogni altra cosa rimanere immutabilmente bella ed essere amata per sempre.

L’adattamento si è concentrato sulla lunga sequenza del processo – spietato affresco sociale di un’epoca che ancora racconta l’Europa – e, tornando indietro nel tempo, sulla notte dell’assassinio del giovane amante. Sul primo e l’ultimo dei capitoli di JezabelTrascurando tutto il racconto della misteriosa vita di Gladys Eysenach, per lasciare allo spettatore il piacere di andare alle pagine del libro e scoprirvi tutto ciò che la scena ha deliberatamente omesso per conservare, alludere e riscrivere anche in musica e suoni – tutta la suspense di cui Nemirovsky è maestra.

Il suono drammatico, grottesco e solo a tratti lirico del clarinetto basso e il timbro più soave e imprevedibile del clarinetto sono una scelta timbrica e linguistica per raccontare la Francia in cui è immersa la storia e adombrare con reminiscenze ebraiche l’origine di Nemirosky.

Magistrali racconti dell’orrore, i romanzi della scrittrice russa sono infatti incubi a occhi aperti come se la storia – passata, presente, futura – fosse un cumulo di macerie e gli esseri umani un branco famelico di cani pronti a sbranarsi tra loro. “Racine descrive gli uomini come sono, Corneille come avrebbero dovuto essere”. Nemirovsky sceglie di stare dalla parte di Racine.

 

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