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Valter Malosti
Programma

Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi

By Lun 25 Gennaio 2021 No Comments

introduce Corrado Augias

Scrivevo poesie concise e sanguinose, raccontavo con vertigine, a voce e per iscritto
Primo Levi 

Lavorando su “Se questo è un uomo” messo in scena nel 2019 “ho verificato poi”, dice Malosti, “che quanto quello che Levi diceva, e cioè che la sua poesia è nata certamente prima della prosa, fosse assolutamente vero. Molti dei capitoli del libro sono infatti anticipati da liriche disadorne, folgoranti, appuntite come frecce.

Dopo il progetto realizzato da TPE insieme alla Fondazione Circolo dei lettori e al Centro Internazionale di Studi Primo Levi: Annunciazione. Dodici poesie intorno ad Auschwitz, selezione di poesie di Primo Levi – scelte e introdotte dal critico e studioso Domenico Scarpa che ha inaugurato il ciclo Io so cosa vuol dire non tornare, l’attore e regista Valter Malosti compie un secondo affondo nel territorio della poesia di Levi, questa volta accompagnato dal sound designer Gup Alcaro e dal chitarrista elettrico Paolo Spaccamonti.

Il tentativo è di aprire Auschwitz in ogni direzione oppure, per dirla in un altro modo, fare sì, come dice Domenico Scarpa, “che Primo Levi possa virtualmente evadere dal Lager per forza di immaginazione, immaginazione tout court e immaginazione morale”.

«Abissinia abissale, Irlanda iridata adirata»… Quando, al principio degli anni Trenta, Primo Levi era un ragazzo disponibile a ogni avventura, volle disegnare un suo Atlante pieno di colori, dove ciascun paese aveva forme bizzarre e suggeriva invenzioni di parole. C’era anche la Germania, «terra turchina di germi e di germogli». Il ragazzo Levi non poteva sapere che proprio da quel paese sarebbe germogliato un punto sulla terra chiamato Auschwitz e destinato a essere, qualche anno più tardi, la più memorabile delle sue avventure. Da quel «primo Atlante» del ragazzo Primo Levi si è scelto di cominciare una lettura delle sue poesie: ventuno testi, che aprono Auschwitz e il Giorno della Memoria nelle direzioni più inattese.

Le poesie di Primo Levi sono Canti che irrompono nel corpo di chi le legge come lampi che il tuono non aveva annunciato, canti che vibrano e fanno vibrare la membrana del cuore con frequenze laceranti, ironiche, feroci, a tratti tenere e struggenti. Indimenticabili.

Dopo la sua liberazione dal Lager, il 27 gennaio 1945, Primo Levi ha avuto una vita varia, piena, multiforme. E in modo multiforme ha raccontato nel corso degli anni Auschwitz, in modi diretti e indiretti. Auschwitz è stato l’esperienza iniziale di Primo Levi: un cardine della sua vita e della sua scrittura, a partire dal quale Levi ha però fatto, detto, pensato e vissuto molto altro.

In questa selezione di poesie troviamo Il primo Atlante (1980), Cantare (1946), Il tramonto di Fossoli (1946), Ostjuden (1946), Il canto del corvo (1946), 11 febbraio 1946 (1946), Avigliana (1946), Il canto del corvo (II) (1953), La bambina di Pompei (1978), Donna Clara (traduzione da Heinrich Heine), Cuore di legno (1980), Schiera bruna (1980), Pio  (1984), Annunciazione  (1979), Canto dei morti invano (1985), Il decatleta (1984), Nacht wache (guardia di notte) (1983), Fuga (1984), Il superstite  (1984), Dateci (1984), Agli amici  (1985).

Tutte le poesie sono nelle Opere complete, a cura di Marco Belpoliti, Einaudi Torino 2016, vol. II. Numerosi testi provengono da Ad ora incerta, raccolta pubblicata da Levi nel 1984; ma molti altri sono successivi, e costituiranno dunque una novità per quasi tutti gli ascoltatori.

Annunciazione e Fuga rappresentano le nuove tappe del percorso sull’opera e la figura di Primo Levi intrapreso da TPE e Malosti nel 2019 per il centenario della nascita dello scrittore con il progetto Me, mi conoscete. Primo Levi a teatro, che ha anche visto l’avvio della preziosa collaborazione fra TPE, Centro Internazionale di Studi Primo Levi e Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi.

In Me, mi conoscete. Primo Levi a teatro Malosti ha diretto Fabrizio Gifuni nell’adattamento scenico de I sommersi e i salvati in un Teatro Regio gremito. Ha diretto e interpretato la prima versione scenica autorizzata dal 1966 del romanzo Se questo è un uomo, prodotta da TPE assieme a due teatri nazionali (Teatro Stabile di Torino e Teatro di Roma), che ha richiamato oltre 30.000 spettatori in tutta Italia e meritato due nomination ai Premi Ubu 2019. Ha curato e diretto Il sistema periodico interpretato da Luigi Lo Cascio.

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