
SINOSSI
C’era una volta una metropoli.
Dentro la metropoli un quartiere.
Dentro al quartiere, il bar.
Sei animali notturni illusi e perdenti, che provano a combattere, nonostante tutto, aggrappati ai loro piccoli squallidi sogni. Aggrappati ad una speranza che resiste come quelle erbacce infestanti che crescono e ricrescono senza che si riesca mai ad estirparle.
Un vecchio malato, misantropo e razzista; una donna ucraina dal passato difficile che affitta il proprio utero ad una coppia italiana; un imprenditore che gestisce un’azienda di pompe funebri per animali di piccola taglia; un buddista inetto che, mentre lotta per la liberazione del Tibet, a casa subisce violenze domestiche dalla moglie; uno zoppo bipolare che deruba le case dei morti il giorno del loro funerale; uno scrittore alcolizzato costretto dal proprio editore a scrivere un romanzo sulla grande guerra. E se appoggiati al bancone troviamo gli ultimi brandelli di un occidente rabbioso e vendicativo, fatto di frustrazioni, retorica, falsa morale, psicofarmaci e decadenza, oltre la porta c’è il prepotente arrivo di un “oriente” portatore di saggezze e valori ormai svuotati e consumati del loro senso originario e commercializzati come qualunque altra cosa.
NOTE DI REGIA
Tutto è venduto e sfruttato in “Animali da Bar”. La morte e la vita, così come ogni altra mere, si adeguano alle logiche del mercato. Quando l’alcool allenta un pochettino la morsa e ci toglie la museruola, è un grande zoo la notte…dove ognuno cerca disperatamente di capire come ha fatto a insediarsi tutta quell’angoscia. Giorno dopo giorno, da anni, da secoli. Come abbiamo fatto a non sentirla entrare? E per quanto riguarda gli altri, beh, cerchiamo di essere realistici: possiamo dire di conoscerci appena. Siamo tutti degli estranei.