
Arturo Cirillo costruisce il suo Don Giovanni combinando con maestria Molière e il libretto di Da Ponte e puntando alla dimensione giocosa, buffonesca e mercuriale, in una scenografia che ricorda le ville palladiane. Un’irrefrenabile corsa verso la morte, una danza disperata ma vitalissima sempre sull’orlo del precipizio, una sfida al destino. «Ho deciso di raccontare – scrive Arturo Cirillo – il mito di Don Giovanni usando forme e codici diversi, conservando la comicità paradossale e ossessiva di Molière, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e la poesia e la leggerezza di Da Ponte, anche la sua ‘drammatica leggerezza’. Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne».
