Cinquantanove pagine di diario che raccontano l’isolamento obbligatorio di un autore attore che privato del suo naturale habitat, il palcoscenico, decide di uscire dalla sua proverbiale ritrosia e raccontarsi per la prima volta pubblicamente, con disarmante sincerità come persona. Sogni e bisogni, ricordi e crudeltà, fantasie e humor. Un viaggio nella mente di un comico che nel cercare un nuovo senso della vita per non impazzire, reinventa il passato di chierichetto, stabilisce inediti e proficui rapporti con tortore, passerotti, merli, cornacchie, piccioni e gabbiani. Mescola sogni e aneddoti. Progetta linguaggi comico barocchi. Decide di rinascere a nuova vita digerendo il suo passato e i fantasmi che lo hanno abitato con la spudoratezza che solo gli adulti che si stufano di essere tali possono vantare. E attraverso questa comica forza eversiva sperare, per una volta ancora, di tornare bambino, anzi, bambinaccio, prima di tacere per sempre nel naturale Finale di Partita che pazientemente attende in un punto imprecisato del Fato tutti gli esseri umani. Diciamo insomma che drammaturgicamente parlando ‘Panico ma rosa’ è di genere Po Ca Co: Poetico Catastrofico Comico.
Alessandro Benvenuti