Maurizio è un regista che sta per mettere in scena il “Gioco delle Parti” di Pirandello. Con lui un tecnico appena assunto, Carmine, siciliano di mezza età, che non sa nulla dello spettacolo. Pur di lavorare il meno possibile, Carmine si mette a discutere ogni dettaglio. Le sue idee sono talmente innovative che spingono Maurizio a pensare a una regia completamente diversa: un Pirandello pulp. Progressivamente i ruoli fra i due si invertono: Carmine prende in mano la situazione e Maurizio lo asseconda. Eppure non tutto è come sembra, e la scoperta di inquietanti verità scuote i precari equilibri e fa precipitare la commedia verso un finale inaspettato.
NOTE DI REGIA
Un duello teatrale. Ne esistono tanti nella drammaturgia contemporanea e di tradizione. Ricordo, una bellissima commedia di Shaffer intitolata “Duel” di cui sono state fatte due versioni cinematografiche; la prima (poco tempo dopo il debutto a Broadway) con Lawrence Olivier e Michael Caine; la seconda molto più recente con lo stesso Caine (nel ruolo che fu di Olivier) e Jude Law per la regia di Harold Pinter. Edoardo Erba, in questa sua nuova opera, coglie lo spunto dalla parola “duello” e crea un vero e proprio diorama di antagonismi diversi tra loro e collocati su molteplici livelli d’ascolto; apparentemente lontani, uniti però da un sottilissimo filo quasi trasparente; ed ognuno di essi collega gli unici due protagonisti in scena e le loro vite.
Un regista (Maurizio), un palcoscenico vuoto; la messa in scena de “Il Gioco delle Parti” di Luigi Pirandello. Attesa. Non sono arrivate le scenografie, i costumi, i tecnici e soprattutto, gli attori.
Un tecnico luci (Carmine)si. Lui è arrivato. Entra in palcoscenico. Ha paura a salire sulla scala. Attende indicazioni dal regista.
Comincia il dialogo. Il diorama piano piano, insospettabilmente, comincia a prendere la sua fisionomia, ma ha natura proteiforme… non è contestualizzabile… se non alla fine.
Sono contento di recitare questo testo accanto al mio amico Giampiero Ingrassia. È una prova nuova per noi.
Chi avrà la bontà di venirci a vedere troverà senz’altro la piacevolezza di vederci immersi in atmosfere che, prima, avevamo esplorato solo a tratti o, comunque, più superficialmente. Al cast creativo bisogna aggiungere Massimiliano Gagliardi, eccellente musicista, che ha messo a disposizione di questa storia la sua più acuta sensibilità e eccellente conoscenza musicale e Francesca Grossi, la nostra costumista. Entrambi miei collaboratori da molti spettacoli che si uniscono alla mia assistente Manuela Scravaglieri.
Da parte mia ringrazio Alessandro Longobardi per aver creduto in questa operazione. Sono ormai tre anni che lavoro per lui e ogni volta riscopro la piacevolezza di interagire con persone competenti e desiderose di creare “avvenimenti teatrali”.
MAURIZIO IV, ti auguro di aver trovato in me un bravo regista.
Con educata circospezione,
Gianluca Guidi